Io corro il Miglio perché…

Immagino che leggendo il titolo il primo, spontaneo pensiero sia stato “E chi se ne frega?”.
Quindi rassicuro subito tutti chiarendo che non ho intenzione di auto-psicanalizzarmi pubblicamente, alla ricerca dei motivi che mi portano regolarmente in giro per le sedi delle varie tappe del Club, ma vorrei provare a passare in rassegna le buone ragioni che dovrebbero far accostare tantissimi runner a questa gara.

Innanzitutto è veramente una distanza alla portata di chiunque: persino i velocisti (OK, magari i super-specialisti dei 100 piani lo troveranno un po’ lunghetto…) in fase di inizio preparazione fanno qualche seduta di “fondo” correndo almeno un paio di chilometri. Non parliamo poi di tutti coloro che prediligono le gare su strada, dai 10km alla maratona: chi non fa una seduta settimanale di ripetute sui 1000-2000 metri? Qui si tratta di correre la distanza una sola volta! Perciò, mi sento di affermare che correre un miglio è una delle cose più naturali che un runner possa fare e in linea di massima non richiede un allenamento specifico (se non si punta a prestazioni d’eccellenza, beninteso).
In secondo luogo, non ha veramente alcun senso provare timore reverenziale verso una gara “per specialisti”, perché il Club nasce con uno spirito totalmente opposto, ossia la diffusione alla vasta platea dei runner di una gara diversa dalle solite manifestazioni di massa, tipo DJ Ten o Stramilano. E’ verissimo che nel Club corrono fior di campioni, più o meno in tutte le categorie, però c’è la stessa attenzione, da parte di organizzazione, giudici e pubblico, per tutti i partecipanti e l’atmosfera è veramente la più inclusiva che si possa immaginare. Inoltre, la suddivisione in batterie composte in base all’età consente la disputa di serie abbastanza omogenee e ognuno può trovare i propri punti di riferimento ideali.
Correre il miglio è affascinante come nessun’altra gara. La distanza, specialmente nella sua struttura su pista che prevede i fatidici quattro giri (e un pezzettino), si presta ad una molteplicità di interpretazioni che stimolano non solo i muscoli delle gambe, ma anche la mente a dare il meglio di sé. In generale i migliori si risparmiano nel primo giro, per scaldare il motore e rendersi conto delle potenzialità degli avversari, ma per altri è già il momento di forzare l’andatura, per non lasciar andare un “treno” giusto, o per cercare un tempo migliore del solito in una giornata che appare favorevole, o su una pista che ispira in modo particolare. Nel secondo giro il gruppo inevitabilmente si sfila: i primi iniziano le schermaglie in vista della fase decisiva, più dietro qualcuno comincia ad alzare bandiera bianca per aver speso troppo in avvio, altri danno avvio alla progressione che sperabilmente li porterà a guadagnare posizioni, altri ancora mantengono un passo costante, confidenti nelle proprie possibilità. Il terzo giro è mentalmente il più pesante: la consapevolezza di essere appena entrati nella seconda metà di gara si associa alla pesantezza delle gambe, nelle quali l’acido lattico è sempre più padrone del campo. Qui per alcuni arriva la triste certezza di una prestazione ormai irrimediabilmente compromessa, mentre altri avviano l’azione decisiva, forti di una condotta di gara più cauta e ovviamente di una miglior condizione. Fondamentale presentarsi all’ultima tornata in buona posizione, non rinviando le speranze di rimonta al rettilineo finale: affrontare la volata dopo un intero miglio corso a velocità di soglia può riservare brutte sorprese anche ai più veloci e quindi è bene sollecitare l’andatura già ad inizio giro, per cercare di sorpassare i diretti avversari prima della curva, o di staccarli in maniera decisa onde fiaccare sul nascere le loro velleità di rimonta. L’ arrivo è inevitabilmente una liberazione dalla sofferenza: sia il nostro rivale un altro runner o il maledetto cronometro, per limare un secondo alla prestazione dell’anno passato o per abbattere una qualche barriera per noi piena di significati, nessuno arriva rilassato e stendersi sul prato appena tagliato il traguardo è a volte una vera necessità.
A volte mi capita di sentir dire che non ha senso impegnare un sabato pomeriggio per una gara che dura pochi minuti. Nulla di più falso! Sicuramente chi vuole partecipare a tutte o quasi le tappe del Club deve mettere in preventivo un bel po’ di chilometri in macchina, visto che sono ben sei le province lombarde in cui si corre, ma d’altra parte tutti o quasi i Lombardi hanno almeno una tappa non lontana da casa… quindi una prova la possono fare tutti senza sforzo!
Inoltre, partecipare al Miglio va molto al di là dei minuti che intercorrono fra lo sparo di partenza e la conclusione della rispettiva serie: c’è tutta la fase di preparazione e di riscaldamento, ci sono i tanti incontri con gli aficionados del circuito, con cui si scambiano impressioni, battute, pronostici e commenti. Soprattutto c’è la possibilità di assistere alle gare delle altre categorie d’età: dalla ventata di entusiasmo e di allegria dei giovanissimi, alle serie più tecniche degli Elite, alle battaglie sportive dei Master, ogni batteria sa raccontare mille storie e affascinare gli spettatori, specialmente conoscendone bene i protagonisti.
Aggiungo che in più di una tappa c’è la possibilità di un “dopo gara” nelle località dove si è corso, in grado di offrire agli atleti e ad eventuali accompagnatori una piacevole occasione conviviale in località diverse da quelle che si frequentano normalmente e potenzialmente attraenti dal punto di vista turistico.
A questo punto so già che tutti avranno abbandonato la lettura per correre ad iscriversi alla prima tappa del Club, o meglio a sottoscrivere il Passaporto per assicurarsi la partecipazione scontata a tutte le gare del circuito e tutti i vantaggi collegati alla promozione, per cui la chiudo qui e… ci vediamo a Pioltello!